Un tempo, si pregava per avere una “buona morte“. Cosa significava questo? Significava chiedere a Dio di poter finire i propri giorni su questa terra in grazia sua, cercando di essere il più possibile sollevati dal peso dei peccati. Certamente conosciamo bene la nostra natura fragile e incline al peccato; quindi il pregare per avere una buona morte è certamente una cosa molto utile e opportuna. Purtroppo, oggi l’attenzione si è spostata. Se ti capita di assistere a dei funerali, vedrete che molti sacerdoti non presentano ai parenti e amici del defunto o della defunta quelle che sono le caratteristiche della speranza cristiana, la speranza di poter confidare nella misericordia di Dio malgrado l’indegnità della persona morta, ma si cerca di fare in modo che quella persona venga vista per forza in una buona luce, viene fatto “buono per la morte”. Anche persone che hanno avuto una vita molto complicata, ladri, truffatori, grassatori, vengono presentate come “simpatiche, sorridenti, sempre disponibili“, facendo spesso trasalire gli astanti. Ora, io non pretendo che il sacerdote dica “il vostro congiunto era un delinquente!”, però non è neanche mentire.
Attenzione, non dovrebbe essere sul fatto che il defunto fosse simpatico o meno, ma sul fatto che come battezzato può e deve confidare nella misericordia di Dio, lasciando stare quelle che sono state le sue mancanze durante il suo pellegrinaggio terreno. Forse, proprio per questa attenzione spostata sulle “virtù“ del defunto, ha un senso il fatto che quando la messa finisce si applaude al passaggio della bara. Ma si applaude che cosa? Che merito ha quella persona? Di essere morta? Non mi sembra un grande merito per cui si debba essere lodati ed applauditi. Purtroppo, da questa ora estrema nessuno può sfuggire.
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