Negli ultimi tempi ho notato come il filosofo Diego Fusaro parli molto di evaporazione del Cristianesimo che, se ho ben capito, dovrebbe essere l’oggetto di un suo corso e anche di un suo futuro libro. Io apprezzo alcuni interventi di Fusaro anche se, ovviamente, non condivido tutto.
A mio avviso l’immagine dell’evaporazione non è congrua al problema del Cristianesimo e ritengo sia più pertinente quella della Chiesa “liquida”. Non per niente io e Aldo Maria Valli abbiamo chiamato il nostro primo libro insieme Sradicati. Dialoghi sulla Chiesa liquida. Il concetto di “società liquida”, espressione fortunata del sociologo Zygmunt Bauman, ben descrive una società in cui tutto è in divenire, in cui non si danno, e forse non si vogliono, certezze. Non è così forse nella Chiesa? Una Chiesa che non sa più affermare, che non sa più rappresentare l’unico scopo per cui è stata fondata, non è a rischio di evaporare e quindi di sparire, ma nella sua liquidità si insinua depotenziata nei pertugi in cui gli viene dato spazio, senza poter essere quel sale della terra e divenendo un nuovo ramo della New Age tra ecologia, globalismo e self help. Se la Chiesa deve ridursi a questo meglio sarebbe se evaporasse, ma non lo farà perché, per chi crede, il Signore è con Lei fino alla fine. Ma, si badi bene, il fatto che il Signore è con la Chiesa non significa che essa sia con Lui e si può essere con una persona anche se essa è in coma per anni. Ecco, a me sembra che il Signore sia al fianco della Chiesa come ad un malato in coma, attendendo il risveglio e sperando che essa possa riprendere l’unica missione per cui è stata fondata, cioè di portare gli uomini e le donne all’incontro con Dio, Creatore di tutto e Sommo Bene.