I recenti movimenti culturali come il #metoo o il wokismo hanno portato alla luce un fatto molto importante e dalle conseguenze molto gravi: le minacce alla sessualità. Il pensiero dominante ha ritenuto di dover prima “liberare” la sessualità, poi di doverla esibire e alla fine, doverla distruggere.
Questo era già nell’ordine delle cose, in quanto la sessualità esibita è già una sessualità distrutta. La grande maestra del comportamento corretto a questo riguardo è sempre stata la Chiesa Cattolica che attraverso il pudore ha creato il vero erotismo, non quello banalizzato dalla pornografia che è meramente esercizio ginnico.
Il pudore non è odio del sesso, ma sua rivelazione, cioè viene velato due volte (concedetemi l’acrobazia etimologica). Questo non ha nulla a che fare, ovviamente, con i falsi sessuofobi che nella Chiesa pretendono castità per celare i loro sordidi istinti. Qui si parla di coloro che sanno l’importanza del sesso e ne conoscono benefici e pericoli. La Chiesa nella sua arte, nella sua musica, vibra di quell’erotismo sublimato che è l’esaltazione del sesso che del resto è così ben rappresentata nel Cantico dei Cantici.
Ma oggi la cultura progressista è veramente sessuofobica e rende il rapporto tra uomini e donne un vero inferno. Ora, sia detto chiaramente, esistono uomini bastardi, molestatori e pervertiti: che marciscono in prigione. Ma universalizzare questa categoria a tutti gli uomini è quantomeno un errore madornale che ha conseguenze fatali per l’umanità intera.
Deve essere salvaguardata la dinamica fra uomo e donna, l’uomo deve poter fare i suoi passi avanti e la donna essere libera di accettare o rifiutare (o il contrario, cioè la donna fa il passo avanti). Non si può ridurre il corteggiamento ad un fatto tecnico o ad un pericolo per l’uomo che per un complimento rischia di essere bollato come molestatore. La donna aveva sempre la decisione finale ed era vero quello che diceva un detto famoso, che l’uomo è l’unica preda che crede di essere un cacciatore. Pensate alla devastazione psicologica in cui viviamo, in cui l’uomo è passato dall’essere rifiutato (che è anche legittimo) all’essere disprezzato (che non lo è).
La sessualità è un fiume potente che va arginato ma il suo corso non va impedito con mezzi artificiali. La Chiesa ha sempre capito la potenza del sesso e ha indicato la giusta via mentre al contempo esercitava tolleranza verso quelle deviazioni che rappresentavano un danno fisiologico. Tolleranza non vuol dire acquiescenza ma significa rendersi conto della condizione umana e delle difficoltà nel navigarla.