Qualche giorno fa, al mio risveglio, ho trovato sui giornali la notizia dell’attentato che aveva barbaramente ucciso Darya Dugina, 30 anni, figlia del noto pensatore russo tradizionalista Aleksandr Dugin. Conosco il lavoro del professor Dugin per aver letto alcuni suoi libri, con alcune idee che a volte condivido, a volte no. Guardando la foto di Darya mi ha colpito quello che anche mi colpisce nell’osservare le foto di giovani donne e giovani uomini rapiti nel fiore degli anni: un senso di ingiustizia verso coloro che avevano la vita nelle loro mani e che improvvisamente non sono più. La morte è certamente un momento di passaggio che ci fa vacillare. Io amo molto santa Teresa di Gesù Bambino e la definisco una “santa sconcertante” proprio per il modo in cui lei affrontò la morte all’età di 24 anni, invocandola come fosse l’obiettivo di tutti i suoi desideri perché avrebbe visto quello che aveva sempre sperato. Devo dire che ogni volta che leggo le sue parole o la sua storia ho come un brivido, è qualcosa che, almeno al momento, supera di molto le mie capacità.
Darya credeva nella battaglia del padre e la sosteneva attivamente. Infatti al momento dell’attentato i due tornavano da una manifestazione sulla Tradizione e il padre, all’ultimo momento, aveva cambiato macchina scampando così all’attentato. Io non so quali siano le responsabilità e non voglio entrare in un discorso di colpe e ragioni, un discorso molto più grande di questo breve articolo. Mi colpisce veramente guardare alle foto di questa bella ragazza e pensare cosa poteva essere in potenza, magari divenire un’intellettuale di punta o la madre di un futuro genio che avrebbe contribuito al benessere dell’umanità. E questo vale non soltanto per Darya ma per tutti coloro che vengono strappati alla vita dalle mani di altri uomini e donne. Sarebbe stata la donna ideale per qualcuno, l’amica indispensabile per qualcun altro. Avrebbe asciugato qualche lacrima e abbracciato qualcuno al momento del bisogno. Lei, come tanti altri giovani, diventa un buco nella vita di tanti e questo per chi ha pensato di sostituirsi a Dio, che solo ha il dominio sulla nostra vita e sulla nostra morte. E il fatto che Dio debba regolare la nostra vita non ci rende meno penoso il momento della morte, ma non ce lo rende irragionevole come quando altri umani volontariamente si prendono quello che mai dovrebbero arrogarsi. Certo, a volte ci sono eventi in cui le uccisioni fanno parte del gioco, come le guerre. E le guerre, facciamocene una ragione, fanno parte di quello che siamo. Ma uccidere una persona che torna in macchina da una manifestazione è un atto da guerra? Si era in battaglia?
Io non ho mai conosciuto Darya, ma conosco alcune persone che l’hanno incontrata e che ne hanno scritto dopo l’attentato. Dicono che era una ragazza molto dedita a seguire le orme del padre anche se non voleva essere schiacciata dalla sua ombra. Anche lei sentiva che un mondo senza radici è un mondo che si trasforma in un incubo, un mondo che oppone la materia allo spirito ci priva di un senso e di un obiettivo che dia conto del fatto che ad un certo momento, come direbbe quell’Heidegger amato da suo padre, siamo stati gettati nel mondo. Ma vogliamo pensare che non sia tutto qui, che c’è un altro e che ci aspetta e dove rivedremo chi ci ha amato e dove godremo la beatitudine eterna. Possa Darya averci preceduto laddove, come diceva santa Teresa di Gesù Bambino, c’è gioia senza fine.
In morte di una giovane ragazza
Anch'io ho guardato la foto di questa bella ragazza dal volto luminoso che, per la sua atroce morte, riceve il compianto universale. Ho guardato la foto e, nelllo stesso momento in cui saliva in me la tristezza, mi sono apparse le immagini di centinaia di bambini ucraini, morti, dal viso deturpato e devastato per gli spezzoni di granate e di missili russi. Anche voi, mi son detto - vittime di un novello erode - avevate diritto di vivere e di sognare un futuro cammino colmo di promesse. Ma per voi non c'è stato compianto perché il silenzio è una coltre che si stende sulle cose o sugli individui senza importanza, anonimi o che, come nel vostro caso, piccoli angioli, sono collocati nella parte scomoda, quelle delle vittime. Ma rallegratevi, che intanto, per voi, innocenti anime, si sono aperti i cieli dove tace il rumore della guerra ma si avverte la voce del Signore Gesù che dice: "Lasciate che i piccoli vengano a me"