Nella liturgia del venerdì santo abbiamo un importante richiamo allo spogliamento di noi stessi, uno spogliamento che ci costringe a guardare all’essenziale di quello che siamo, a da dove veniamo e dove andiamo. Morte, vita, identità…questo e altro fanno capolino nei nostri pensieri, malgrado i tentativi che mettiamo in atto per scacciare questi pesi impegnativi dal,nostro orizzonte mentale.
Eppure con la morte stiamo facendo i conti da almeno due anni e mezzo, da quando prima la pandemia e poi il conflitto tra Russia e Ucraina ce la sbattono in faccia ogni giorno.
Fine o inizio? È questa la domanda che ci sentiamo porre continuamente e non sempre riusciamo a dare una risposta che ci soddisfi, impregnati come siamo di bieco materialismo che rende la nostra vita in apparenza più facile, ma in realtà più tragica.
Trovare risposte nella tradizione non è eludere la questione, ma andarla a trovare laddove è stata elaborata da secoli, anche da millenni. Che il nostro sguardo possa essere ancora limpido per cogliere la luce che fa capolino dietro qualche aurora a cui ci siamo troppo abituati.