Nel suo recente viaggio in Bahrein, il Santo Padre Francesco ha duramente condannato la guerra, come è giusto che sia, ricordando a tutti le grandi sofferenze che la guerra apporta ai popoli coinvolti.
Credo che tutti i cattolici siano d’accordo, e con loro molti altri, che la guerra porta sofferenza e che a tutti i costi dovrebbe essere evitata. Nella sua omelia per la Messa del 5 novembre, citando Isaia, ci dice che “il profeta dà un annuncio di straordinaria novità: il Messia che viene è sì potente, ma non al modo di un condottiero che muove guerra e domina sugli altri, ma in quanto «Principe della pace» (v. 5), come Colui che riconcilia gli uomini con Dio e tra di loro. La grandezza del suo potere non si serve della forza della violenza, ma della debolezza dell’amore. Ecco il potere di Cristo: l’amore. E anche a noi Egli conferisce lo stesso potere, il potere di amare, di amare nel suo nome, di amare come ha amato Lui. Come? In modo incondizionato: non soltanto quando le cose vanno bene e ci sentiamo di amare, ma sempre; non soltanto nei riguardi dei nostri amici e vicini, ma di tutti, anche dei nemici. Sempre e a tutti”.
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