Essere musicista non significa non rendersi conto anche di pericoli e danni che possono arrivare attraverso la musica. Lo avevano capito i greci, i cinesi, gli antichi popoli sapevano che, se era vero che alcune melodie guarivano e facevano bene, altre ci conducevano direttamente alla perdizione. Ecco perché in Cina c’era il ministero per la musica nel tempo imperiale, perché la buona regolazione della stessa manteneva tutto nel giusto equilibrio.
Eppure noi, malgrado la storia che grava sulle nostre spalle, concediamo che nelle nostre chiese i linguaggi del mondo sostituiscano le sacre armonie che solo a Dio sono dovute, permettiamo nelle nostre case, canzoni ispirate all’individualismo più sfrenato, permettiamo che i nostri giovani prendano a modelli gruppi musicali in cui si rivendica la propria ambiguità sessuale.
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