Tra il secolo precedente e l’attuale ci è stato dato di assistere ad alcuni movimenti di opposizione al fenomeno religioso molto importanti.
Questi movimenti hanno costituito una sfida imponente al fenomeno religioso, sfida che è tuttora in corso. Bisogna ben comprendere queste idee e soprattutto capire che il loro rapporto con la religione è molto più stretto di quello che potrebbero pensare.
Direi che per il diciannovesimo e gran parte del ventesimo secolo il fenomeno dominante è stato quello dell’ ateismo. Non possono essere dimenticati in questo senso gli illuminanti studi di padre Cornelio Fabro, stimmatino.
L’ateo è colui che risponde in modo negativo alla domanda sull’esistenza di Dio. Il fatto che egli abbia sentito la necessità di rispondere ci fa presente che non ha voluto eludere questa domanda esistenziale fondamentale anche per chi sceglie di non credere. E gli atei intelligenti sanno bene come la religione svolga un ruolo importante nelle società, non fosse altro che per la promozione di certi valori che sono a fondamento del vivere comune. Non potrà essere conteso il fatto che valori radicati nella legge divina hanno certamente un peso diverso rispetto a quelli, pure utili, promosso da questo o quello stato. I valori non sono leggi, ma formano quell’humus atteaverso il quale leggi giuste possono essere emanate.
Purtroppo da molti decenni si sta imponendo un fenomeno che è certamente molto più grave di quello dell’ateismo e dalle conseguenze molto più devastanti, il fenomeno dell’’indifferentismo religioso. Per queste persone non c’è una risposta in quanto la domanda non si pone, essendo il problema religioso irrilevante, cosa che i buoni atei di una volta contesterebbero proprio perché hanno dedicato tanto del loro tempo a combatterlo. Il poeta francese Pierre Reverdy diceva: “Ci sono talora atei di un'asprezza feroce i quali, tutto sommato, si interessano di Dio più di certi credenti frivoli e leggeri”.
Un credente può provare a convincere l’ateo che la sua risposta è sbagliata, ma poco può fare verso l’indifferente che spesso pensa il problema stesso essere irrilevante. Certo non dobbiamo ridurre la religione ad un ruolo puramente sociale ma non possiamo negare che quando essa manca si avverte che sia chi crede che chi non crede hanno una vita di qualità molto più scadente.