Ho conosciuto mons. Antonio Livi molto decenni fa. Mi interessai a Cornelio Fabro, grande pensatore cattolico, e ad un convegno su questo celebre stimmatino conobbi mons. Antonio Livi, che ne fu studente.
Mons. Antonio Livi a conoscerlo era una persona abbastanza austera. Sembrava sempre molto coinvolto nell’alta speculazione, di cui fu certamente un grande maestro. Autore di opere importanti di filosofia, teologia e apologetica, ebbe a soffrire molto a causa della crisi della Chiesa. Non ci siamo incontrati tantissime volte di persona, ma molto abbiamo corrisposto per e mail. Ci unì anche la conoscenza del passionista padre Zoffoli, che entrambi ammiravamo e stimavamo.
Durante un nostro incontro all’Università Lateranense, nacque l’idea di scrivere un testo insieme. Lui, che di base era molto cordiale, accettò e nacque così Dogma, teologia e pastorale, un testo che ritengo molto importante per conoscere mons. Livi e la sua grande battaglia per l’autentica tradizione cattolica.
Poi, fu così cortese da scrivere la prefazione ad un libro che scrissi insieme all’amico Aldo Maria Valli, Sradicati, un testo che ho potuto constatare ha incontrato un certo successo tra coloro che, come noi, si sentono smarriti nella Chiesa cattolica attuale.
Purtroppo nel frattempo mons. Livi si è ammalato gravemente al cervello. Per un po’ ha continuato a rispondere alle mie email, ma il male progressivamente gli ha reso tutto molto più difficile.
È morto nel 2020, ma nel cuore di molti non sarà dimenticato. Era uno degli ultimi esponenti della grande scuola romana di pensiero, un erede di Cornelio Fabro, Antonio Piolanti, Luigi Bogliolo e altri che hanno veramente onorato il pensiero cattolico. Tutto questo, come molto altro, è oramai dimenticato. Ma questi grandi vivranno sempre nelle opere che ci hanno lasciato.
Ho conosciuto Mons. Livi a un convegno organizzato a Roma da don Ennio Innocenti. Ascoltare le sue conferenze era un piacere perché era chiaro e diretto.