C’è un libro di Antonio Rosmini che forse pochi conoscono, anche perché la produzione del roveretano è quasi sterminata e non è possibile conoscere tutto. Questo libro si chiama “Storia dell’empietà” ed è una polemica con il filosofo francese Beniamino Constant (1767-1830), accusato di rendere la religione un mero prodotto del sentimento. In effetti il pericolo identificato dal Rosmini non è di secondaria importanza, anzi potremmo dirlo un problema che oggi sembra ancora più importante. Infatti, non è spesso la religione percepita come il prodotto di quello che sento, di quello che elaboro dentro di me come ciò che percepisco giusto e corretto? Ma in questo modo la religione diviene un fatto soggettivo, un sentimento personale, una mera opinione. Ma questo non si accorda bene con l’annuncio portato da Gesù Cristo con la sua pretesa definitiva di essere la Via, la Verità e la Vita. La Verità, tanto per dirne una, non può ridursi ad una opinione, altrimenti sarebbe una verità umana, forse anche rispettabile ma certamente non definitiva. E se noi impegniamo la nostra vita completamente in qualcosa, se preghiamo incessantemente, attendiamo cerimonie frequentemente, osserviamo certi comportamenti che ci impegnano ogni giorno, certo non vogliamo fare questo basandoci su una opinione umana, su un vago sentimento religioso.
Ecco perché bisogna ben riflettere su una festa come quella della Cattedra di San Pietro, che la Chiesa celebra il 22 febbraio. La Cattedra è segno e simbolo della potestà docente, segno di coloro che hanno la facoltà di trasmettere una conoscenza. Una conoscenza che non è umana, quindi deve essere custodita, trasmessa, approfondita, ma non manipolata o adattata ai gusti di questo o di quel pubblico.
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