Se uno considera l’importanza del concetto di tradizione nella vita di tutti noi, non può che deprecare come lo stesso concetto sia oggi fortemente deprecato, specialmente nella stessa Chiesa cattolica che aveva fatto della stessa uno dei baluardi, con la Scrittura, della sua stessa esistenza. Proprio il rapporto tra le due è a mio avviso spesso incompreso. Il teologo agostiniano padre Agostino Trapè, in un suo scritto chiamato La tradizione in rapporto alla S. Scrittura secondo il Concilio di Trento, diceva tra l’altro: “Per illustrare la mente del Concilio non sarà inutile inoltre considerare le testimonianze della Sacra Scrittura e dei santi Padri che il card. Cervini fece raccogliere e recitare nella congregazione particolare del 23 febbraio. Chi leggerà quelle testimonianze troverà chiaro il proposito con cui tali testi furono raccolti e proclamati. Infatti, sebbene alcuni di loro siano stati riferiti o citati meno opportunamente, e sebbene non siano state raccolte tutte le citazioni che si possono trovare nei santi Padri, tuttavia non possiamo non rilevare come i testi che sono stati recitati mirino a dimostrare come nella Chiesa ci sono tradizioni degli apostoli dalle quali si ricavano verità che non si trovano nella Sacra Scrittura. Infatti, vi si legge (per tacere di altro) come lo pseudo-Dionigi affermi che gli apostoli hanno tramandato a noi le parole di Dio in parte per iscritto, in parte in documenti non scritti. Ireneo mette in risalto la tradizione, tanto che – dice – se gli apostoli non ci avessero lasciato la Scrittura, la sola tradizione ci sarebbe bastata. In Origene si trova affermato che egli ha ricevuto i quattro evangeli dalla tradizione dei Padri e che non bisogna prestar fede se non a quegli scritti che non si distaccano in nulla dalla tradizione ecclesiastica ed apostolica. Epifanio ci avverte che c’è bisogno della tradizione poiché non tutto può ricavarsi dalla divina Scrittura. San Basilio Magno sentenzia che noi, se respingiamo le consuetudini non scritte, condanniamo il Vangelo e lo riduciamo a un semplice nome. Concludo che chi legge testi come questi o loro somiglianti non può rifiutarsi d’affermare che le tradizioni apostoliche, di cui si occupano i Padri del Concilio, non erano esattamente dello stesso contenuto che la Sacra Scrittura. Molte, se non tutte, le parole che usano i teologi post-tridentini nelle loro testimonianze per dimostrare che la tradizione è una fonte della Rivelazione distinta dalla Sacra Scrittura e per un certo aspetto indipendente, furono lette nello stesso Concilio Tridentino”. Quindi la tradizione e la Scrittura, per quanto esse sono in ovvia relazione, ma sono anche independenti, il che ci fa negare la possibilità di dire Sola Scriptura come i protestanti.
Ma un tema importante fu il rapporto tra la tradizione apostolica e le tradizioni ecclesiali. Il Catechismo della Chiesa Cattolica dice: “La Tradizione di cui qui parliamo è quella che proviene dagli Apostoli e trasmette ciò che costoro hanno ricevuto dall'insegnamento e dall'esempio di Gesù e ciò che hanno appreso dallo Spirito Santo. In realtà, la prima generazione di cristiani non aveva ancora un Nuovo Testamento scritto e lo stesso Nuovo Testamento attesta il processo della Tradizione vivente. Vanno distinte da questa le « tradizioni » teologiche, disciplinari, liturgiche o devozionali nate nel corso del tempo nelle Chiese locali. Esse costituiscono forme particolari attraverso le quali la grande Tradizione si esprime in forme adatte ai diversi luoghi e alle diverse epoche. Alla luce della Tradizione apostolica queste «tradizioni» possono essere conservate, modificate oppure anche abbandonate sotto la guida del Magistero della Chiesa”. Di questa questione si era occupato anche il Concilio di Trento, che affrontò proprio l’argomento di quale ampiezza dare al tema della tradizione. Sarà bene approfondire.