Forse non molti sono a conoscenza in Italia su chi sia l’abbé Guillaume de Tanoüarne. Nato nel 1962, è entrato ad un certo punto della sua vita nella Fraternità di san Pio X per poi uscirne e ritornare nella piena comunione con Roma. Ha cofondato l’Istituto del Buon Pastore.
Considerata come una figura di grande importanza del cattolicesimo francese, ha rilasciato recentemente una intervista a Présent, di cui Le Salon Beige ha offerto un estratto.
Parlando del documento applicativo e di Traditionis Custodes dice che si tratta di un “documento intitolato come da lapsus “I custodi della tradizione", Traditionis Custodes. Il Papa - lui che è stato in psicoanalisi in Argentina - sa cosa è un lapsus. Questo atto mancato fa venire fuori un inconscio nascosto” (mia traduzione, anche in seguito). Questo richiamo alla psicoanalisi è interessante e lo trovo anche azzeccato, perché è evidente che da parte di una larga parte del clero attuale e della gerarchia è in opera un vasto piano di rimozione non solo di elementi della tradizione, ma dell’idea di tradizione stessa. E infatti essa è spesso associata, anche dal presente Pontefice, con persone che vengono viste in modo negativo, come affetti da patologie mentali di cui sarebbe meglio non parlare. Anche se il presente Pontefice è stato protagonista di uscite non sempre felici in questo senso, sarebbe un errore pensare che il processo di rimozione nasca con lui, che ne è invece solo la più recente espressione.
L’abbé de Tanoüarne dice anche nella sua intervista: “In questioni liturgiche, un papa non può dichiarare nullo quello che ha definito il precedente (a meno che non venga presente nel precedente la previa opposizione alla fede e alla tradizione, ciò che Francesco si è ben guardato da asserire). La legge liturgica non dipende nella sua forma da decisioni reversibili ad nutum. Dipende dalla fede stessa: Legem orandi statuat lex credendi, ha detto San Prospero di Aquitania all'inizio del V secolo. La legge della fede decide sulla legge della preghiera. E ha aggiunto d'altra parte: "La legge della preghiera stabilisce la legge della fede”. L'importanza della liturgia, legata alla legge della fede, e che è in questo un diritto sacro, che non può essere sottovalutato nelle chiese cristiane autenticamente tradizionali”. Questo passaggio è molto importante. Ci fa naturalmente riflettere su un tema che ci sta molto a cuore: quali sono i limiti di un Papa? In effetti egli non è un monarca assoluto, come Vescovo di Roma è custode e non può fare e disfare a suo piacimento. È vero, questa è l’impressione popolare, esiste un detto: un Papa bolla e l’altro sbolla. Ma se pensiamo che il Papa sia una sorta di sovrano assoluto rendiamo la Chiesa una costruzione umana che perde il suo riferimento al diritto divino, che per primo dovrebbe esserne alla base.
Qui allora bisognerebbe interrogarsi sul ruolo del Papa nella Chiesa e sulla mondanizzazione della figura del Pontefice sempre più assurto a una sorta di sovrano nel mondo che a capo spirituale. Non incolpiamo papa Francesco, che coglie i frutti di quello che è stato seminato molto prima di lui, anche nell’ambito tradizionale, con l’idea che l’infallibilità di un Pontefice si estendesse ad ogni sua azione che pertanto non andava mai discussa. L’esaltazione del Papa in quanto persona, passando per i Papa boys e tutto il corollario di eventi accuratamente preparati, ha fatto perdere di vista il ruolo del Pontefice come custode di qualcosa che lo precede e che è molto, ma molto più in alto di lui.
ho letto l'articolo sull'Abbate Tanouarne sul blog LSB titolo: "François n’a jamais eu, de par Dieu, aucune autorité pour déclarer nulle l’autorité de son prédécesseur" l'ho trovato interessante da non perdere poi l'intervista dell'Abbate a Present