Il 2 gennaio 2007 moriva l’abbé Franck Marie Quoex, dopo essere stato colpito da un male implacabile e alle soglie dei 40 anni. Era nato nel 1967 in Lussemburgo. Era un sacerdote dell’Istituto Cristo Re Sommo Sacerdote ed era da tutti conosciuto come raffinato liturgista e studioso della liturgia del medioevo. Ecco come lo ricorda Paolo Risso (santiebeati.it): “Non era solo un intellettuale puro, era un maestro, un apostolo della Liturgia, un incomparabile cerimoniere. Questa l’immagine da lui lasciata al grande pubblico: seppe formare e ispirare una generazione di discepoli, che oggi dirigono le celebrazioni liturgiche nella maggior parte degli Istituti tradizionali, là dove si celebra, in piena comunione con la Chiesa, l’antica Liturgia Romana. La sua sconfinata cultura gli permetteva di spiegare i riti liturgici, di comunicare l’amore per la Liturgia, là dove Gesù, Sacerdote e Vittima, continua oggi il suo sacerdozio che non tramonta. Storico e teologo, anche esteta nel senso più nobile della parola, era convinto che "la perfetta bellezza della Liturgia permette di intravvedere la suprema bellezza di Dio". Di lì, la cura tutta particolare: per ritrovare le forme più nobili e più eleganti dei paramenti sacri: per la gloria di Dio! Così fu il primo a realizzare, con l’aiuto del celebre paramentista di Verona, Piero Montelli, delle opere che si ispirano al periodo della Riforma cattolica a Roma, che era ai suoi occhi l’apogeo della Liturgia cattolica. Il suo gusto della perfezione lo spingeva a disegnare lui stesso i candelieri, gli altari, facendoli realizzare dai migliori artigiani d’Italia, con l’aiuto dell’araldista romano Maurizio Bettoia. Nel 2005, egli aveva già fondato con alcuni amici e discepoli la Società Barbier de Montault, che ha come fine di far conoscere la persona, l’opera e lo spirito di Mons. Xavier Barbier de Montault (1830-1901). Questo prelato romano, archeologo, liturgista, canonista e araldista, era stato nella sua epoca un modello di eccezionale erudizione ecclesiastica. In una Francia impregnata di neo-gallicanesimo, Mons. de Montault era stato il propagatore instancabile dello spirito, della liturgia e dei costumi romani. Egli lasciò un’opera colossale, distinguendosi per il suo gusto e la sua spiritualità profondamente romani. Don Quoex, primo presidente di questa Società, era un discepolo esemplare di colui che il B. Pio IX chiamava "il più liturgista degli archeologi e il più archeologo dei liturgisti". Non volendo tenere solo per se stesso il frutto delle sue ricerche e desiderando partecipare con il suo proprio stile al rinnovamento liturgico, don Quoex aveva programmato di fondare un’altra Società per lo studio e la promozione delle tradizioni e delle arti liturgiche (SEPTAL). L’idea, originale e appassionante, era di raccogliere così degli specialisti della pittura, della scultura, dell’architettura, della musica, dei paramenti e dell’oreficieria religiosa, di liturgisti, dei filosofi,degli storici dell’arte, dei teologi del culto, dei biblisti e dei patrologi nell’ottica tradizionale romana. Desideroso di unire la formazione e la ricerca, egli pensava alla pubblicazione della Cahiers (=Quaderni) per tramettere il frutto dei suoi studi. Eccellente pedagogo, egli si augurava che gli articoli riuniti, fossero scientifici, precisi inediti, senza tuttavia essere riservati a pochi, ma aperti a tutte le anime, assetate di preghiera e di unione con Dio. La sua idea dominante era di comunicare al più grande numero di anime la certezza che la Liturgia contiene e realizza oggi il Sacrificio di Gesù, dal Quale la grazia santificante e ogni bene scaturisce dal suo Cuore divino per la Chiesa e per il mondo. La Liturgia pertanto deve condurre alla contemplazione, all’adorazione, all’intimità con Dio per mezzo di Gesù Sacerdote e Ostia, soprattutto in questo nostro tempo che prima di Dio afferma l’uomo e la comunità degli uomini, mentre è vero oggi e sempre che l’uomo è, in quanto adora: Adoro, ergo sum!”. Questo il ricordo di Paolo Risso che certamente ci dice molto dell’abbé Quoex e io posso aggiungere qualcosa dalle mie memorie personali.
Infatti ho frequentato l’abbé Quoex al tempo in cui dirigevo il coro per la Messa tradizionale nella chiesa di Gesù e Maria al Corso. Lui veniva e curava la liturgia e lo ricordo come un prete che sembrava uscito da un quadro del XIX secolo, anche nel suo aspetto c’era una ricerca di confacenza estetica. Era molto cortese e certamente nei suoi modi si rispecchiava una certa nobiltà nelle sue origini. Per breve tempo fu mio padre spirituale, ricordo un incontro che ebbi con lui molti anni fa in un ufficio in qualche punto di Roma, ricordo i suoi consigli e la sua premura perché la dottrina cattolica tradizionale fosse da tutti conosciuta e osservata. Una cosa bella che posso dire di lui, oltre quelle già presentate, è che egli comunicava un innato istinto per l’eleganza, non solo nella liturgia ma in tutto il suo essere. Ricercava quell’armonia che poi in ultima analisi ci viene da Dio. Chissà se fosse vivo oggi come vivrebbe questa crisi in cui siamo sempre più immersi. Immagino lo farebbe con la sua solita classe e sobrietà. Sapeva che la gloria di Dio è il nostro bene supremo. Il resto, da quella sarebbe venuto.
mille grazie per avermi fatto conoscere con questo articolo la figura del francese Abbate Quoex che ignoravo