Nello sviluppo del pensiero moderno, l’avventura della libertà ha percorso ormai l’intero arco delle sue contrastanti possibilità: non a caso perciò l’oblio dell’essere, proclamato dal cogito, ha portato, per cadenza inarrestabile, alla perdita dell’Assoluto e ora l’uomo erra ramingo nel mondo che ne definisce i limiti e il suo pericolo mortale. Oggi la scienza, per la prima volta nella storia dell’umanità, è riuscita a scandagliare le forze abissali del cosmo e già si appresta a imbrigliarle per violare gli eterni silenzi degli spazi infiniti. Eppure, mai come oggi, l’uomo ha sentito l’ incombente minaccia della scomparsa totale della sua civiltà e della stessa distruzione del genere umano: infatti il traguardo che ha dato all’uomo il dominio delle forze dell’universo, l’ha accostato al nulla che può sprigionarsi ogni momento da una volontà che più non conosce fondamento e vincolo di verità. Ed il pensiero contemporaneo allora, che ha fatto del nulla il fondamento dell’essere, ha saldato il cerchio della coscienza in se stessa.
Così per l’emergere di questo nulla attivo al centro della coscienza, non solo la filosofia si è fatta deserta del Dio vivo, ma anche la letteratura, l’arte, la politica e l’intero complesso delle scienze dello spirito in generale hanno bandito dalla loro prospettiva l’Iddio vero che ha sostenuto nei secoli i fondatori della civiltà e i difensori della libertà, come il Padre degli uomini e l’unico desiato rifugio nel dubbio e nel dolore.
Da Introduzione all’ateismo moderno, vol. 1