Sto godendo della lettura di un libro di Roger Trudeau-LeBlanc chiamato Feeding the Lord’s flock. A contemporary understanding of Pascendi and the errors of modernism. È un libro che completamente si ispira a quella grande Enciclica di san Pio X del 1907, che condannò il movimento di riformismo cattolico conosciuto sotto il nome di modernismo come “la sintesi di tutte le eresie”, come abbiamo visto in precedenza. In effetti il modernismo compendia tutto ciò che è necessario per distruggere non solo la religione cattolica, ma tutte le religioni.
Ma come ho detto in precedenza, non dobbiamo chiudere gli occhi verso alcune istanze portate avanti dal composito mondo del modernismo, perché ci sono elementi di critica che potrebbero essere validi. Come ho detto, il problema non sono le domande che pongono, ma le risposte sbagliate che danno.
In un certo punto del libro che ho citato sopra come ispirato da papa Sarto, l’autore delinea il metodo del modernista. Il modernista fa capo a tre principi: agnosticismo, trasfigurazione e sfiguramento. Come funzionano questi principi?
“I modernisti ci dicono che nella Persona di Cristo non trovano nulla del divino nella sua vita da una prospettiva storica. Poiché rifiutano il divino in Cristo, non resta che il Gesù umano di cui misurano la vita secondo la scienza e i dati storici. E qui vediamo all'opera i loro “tre principi”: In virtù del loro principio fondante che è l'“agnosticismo”, tutto ciò che nella storia è indicativo del divino nella persona di Gesù Cristo deve essere rifiutato. Allora, secondo il loro secondo principio, la Persona storica di Cristo è stata indebitamente “trasfigurata” nel tempo dalla fede di coloro che lo volevano divino, quindi, tutto ciò che lo eleva al di sopra della condizione umana storica deve essere rimosso. E, ultimo ma non meno importante, il loro terzo principio che afferma che la Persona di Cristo è stata "sfigurata" dalla fede dei credenti in Lui richiede che tutto ciò che di Lui non è conforme al carattere, alle circostanze e all'educazione secondo il tempo in cui ha vissuto deve essere scartato, e ciò include ciò che si dice delle sue opere e parole. Questo è il ragionamento assurdo di un Modernista, ma nondimeno è il suo approccio alla Critica Storica”.
Ora, è ben inteso che seguendo questi principi che ben rappresentano il pensiero tipico del modernista, nulla è accettabile del pensiero tradizionale della Chiesa, la dottrina Cattolica verrebbe totalmente stravolta. Interpretando attraverso questi principi la fede, nulla rimane in piedi. Ma, penso non sorprenderà nessuno apprendere che in realtà sono proprio questi principi, questo metodo, che in un modo o nell’altro hanno guidato parte del pensiero teologico negli ultimi decenni. Se fate il giochetto di applicare questo metodo a tante situazioni ecclesiali recenti, vi renderete conto che è stata la chiave di lettura con cui praticamente in tempi vicini a noi ci è stata presentata la nostra fede. Non si intende, sia ben chiaro, negare la possibilità di un progresso nel nostro approfondimento della dottrina, della sacra scrittura e della tradizione, ma un progresso vero è quando esiste un’armonia di fondo con tutto quello che le ha precedute.
Per molti è difficile mantenere un equilibrio fra la necessaria condanna del modernismo e la comprensione di certe istanze che sono dettata dalla modernità. Ad esempio, quando si parla di abusi di potere da parte del clero, uno dei temi forti dei modernisti, credo che pochi potrebbero essere in disaccordo su questa condanna. Il clericalismo non è cosa buona per i modernisti come non lo è per noi.