Resta famosa ed impressa nella memoria di tutti, la definizione che san Pio X diede del fenomeno del modernismo, quel movimento di pensiero interno alla Chiesa che, come abbiamo più volte ripetuto, intendeva conciliare il pensiero cattolico con il pensiero moderno, una conciliazione che però per alcuni non teneva conto di quanto di anti cristiano era insito in questo pensiero moderno.
San Pio X nella Pascendi chiamerà il modernismo “sintesi di tutte le eresie”. È certo una definizione forte, violenta, senza appello, ma potrebbe sorprendersi soltanto chi non conosce la perniciosità di queste idee che riguardano, come dice il Papa
“molti del laicato cattolico e, ciò ch'è più deplorevole, a non pochi dello stesso ceto sacerdotale, i quali, sotto finta di amore per la Chiesa, scevri d'ogni solido presidio di filosofico e teologico sapere, tutti anzi penetrati delle velenose dottrine dei nemici della Chiesa, si dànno, senza ritegno di sorta, per riformatori della Chiesa medesima; e, fatta audacemente schiera, si gittano su quanto vi ha di più santo nell'opera di Cristo, non risparmiando la persona stessa del Redentore divino, che, con ardimento sacrilego, rimpiccioliscono fino alla condizione di un puro e semplice uomo”.
Nel 1901 il sacerdote Salvatore Minocchi (1869-1943) fonderà la rivista Studi religiosi, che viene vista come il punto di partenza del modernismo italiano. Un fenomeno che non era certo nato agli inizi del’900 ma che come un virus era mutato nei secoli precedenti fino alle manifestazioni con cui si scontrò san Pio X. Papa Sarto ne aveva compreso l’estrema pericolosità e pervasività, tanto che il modernismo toccò anche uomini di grande valore intellettuale che non seppero vedere dove era la differenza fra un giusto progresso ed un arrendersi al pensiero immanentista ed agnostico della modernità.
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