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Oggi mi trovo del tutto spaesato

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Bruder Jakob

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Aurelio Porfiri
nov 05, 2023
∙ A pagamento
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Oggi mi trovo del tutto spaesato
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Cominciamo ad ospitare contributi che rispondono alla domanda: qual è il punto di equilibrio tra le esigenze del dire quello che la coscienza ci impone in merito all’attuale situazione ecclesiale e il bene della Chiesa stessa?

Il primo contributo è di Bruder Jakob, cioé il professor Giacomo Baroffio, insigne gregorianista, paleografo e studioso con alle spalle anche un’esperienza nell’ordine benedettino.

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Ritengo che oggi regni sovrana una grande confusione a tutti i livelli della Chiesa.

Preferisco perciò cominciare dalla fine del quesito posto: qual è il bene della Chiesa?

La Chiesa è per se stessa un bene nella misura in cui vive quanto Cristo nella potenza del Pneuma divino ha operato per costituirla e renderla operosa, in grado cioè di essere una personalità collettiva che il Signore Gesù ha scelto per realizzare il disegno della salvezza.

Tutto ciò che esula da questa prospettiva è un corpo estraneo. Eccezionalmente qualche elemento può essere tollerato per un brevissimo periodo, ma non può mai essere considerato e, tanto meno può costituire una struttura portante l’edificio ecclesiale. Si pensi allo scandalo delle missioni e a tante modalità dell’evangelizzazione trasformate in vere catastrofi nel momento in cui ha preso il sopravvento il morbo colonialista. Lo sfruttamento delle popolazioni cercate e raggiunte con la finalità di portare la Parola di D-i-o e l’istruzione fondamentale alle genti da parte della Chiesa. Ben diverso è stato quasi sempre lo scopo primario degli Stati invasori criminali, perché interessati primariamente al proprio egoistico interesse economico. Il fatto che questo squallore sia continuato per secoli senza cambiare decisamente rotta perché ritenuto ovvio e giusto, fa pensare al presente. Quante decisioni oggi fatte nella Chiesa perché considerate ovvie e giuste, in realtà potrebbero nascondere un abominio? Non tutto ciò che è firmato dalla gerarchia burocratizzata è per forza un’azione ecclesiale. Sarà al massimo una decisione ecclesiastica extra ecclesiam Dei & Domini nostri Iesu Christi.

Tutto ciò porta a qualche conclusione. Non è l’assenso del mondo secolarizzato a garantire l’autenticità della vita della Chiesa, nella Chiesa, per la Chiesa. Anzi, certi applausi sono la negazione della Chiesa di Gesù Cristo e confermano che singole persone e intere istituzioni sono ormai preda delle orde del Maligno. Una scena reale, tra le più strazianti, è proprio data da branchi di lupi che si avventano contro la Chiesa e la fanno a brandelli. Spesso con il tacito consenso se non con la perfida collaborazione di sedicenti credenti. Non è stato celebrato a New York il trionfo di Satana, esibendo paramenti liturgici benedetti e comunque destinati esclusivamente alle celebrazioni liturgiche della Chiesa?

Quello squallore, sostenuto anche dal Vaticano, mostra quanto sia facile lasciarsi sedurre da parole e programmi comunicati e accolti senza nessun pudore. È triste costatare come nella Chiesa romana si sia sviluppata un’oikonomia guidata dalla parola d’ordine inclusione. Senza Cristo e il rispetto integrale del suo esempio, non c’è nessuna inclusione ecclesiale. Io non posso convincere nessuno, spero che Mons. Mutsaerts porti luce su questo e altre questioni critiche.

Altro punto da considerare: l’attuale situazione ecclesiale. In parte è già emersa qualche cosa nelle righe precedenti. Qui mi preme sottolineare un fatto che ritengo assai grave.  Trovo assai difficile, per non dire impossibile, definire la situazione attuale della Chiesa. Non capisco più nulla, nonostante abbia letto, anche in latino, Ambrogio, Agostino, papa Leone, papa Gregorio, Tommaso d’Aquino. Letture che in parte risalgono da 40 a 60 anni fa. In seguito – e continuo quasi quotidianamente ancora oggi – ho cominciato a copiare testi eucologici del passato e di canto da manoscritti tra i secoli VII e XVI. Non tutti i testi sono tramandati integrali e corretti; tuttavia nella massima parte dei casi sono comprensibile, e come!

Mi dispiace dirlo, ma oggi mi trovo del tutto spaesato. Varie sezioni delle epistole paoline proclamate nella Liturgia mi innervosiscono. Anche leggendole non capisco sempre bene che cosa vogliano comunicare. Penso allora con nostalgia alle lezioni di Heinrich Schlier a Bonn nel 1963/64 sulla Lettera ai Romani. Commentando ogni singola parola e ogni espressione particolare, in 4 mesi non è arrivato alla fine del capitolo 2. E ora ci si illude che roboanti cascate di parole della Sacra Scrittura riescano ad attraversare le cortecce granitiche e le armature metalliche della nostra piccola persona? Meno parole e più Parola, si potrebbe così parafrasare un invito di un vescovo italiano “Meno Messe e più Messa”...

​Già allievo del Prof. Joseph Ratzinger (sempre a Bonn) ero rimasto colpito sì dall’argomento trattato (la filosofia della religione nell’Induismo), ma soprattutto dalla chiarezza dell’eloquio. Ho sentito in Germania lezioni e conferenze di teologi cattolici e protestanti; in particolare mi aveva incuriosito Karl Rahner. A parte il suo sapere universale e alcune prospettive degne di attenzione, fondamentalmente si è rivelato a me quale buffone di corte. L’avrei promosso a presidente dell’UCAS ecclesiastico mondiale: Ufficio complicazione affari semplici. In Italia si sono subito messe in coda varie persone di ambito milanese. Tutti giocolieri da fiera, maestri nel fare piroette con parole degne di maggior rispetto. Fatto sta che dopo aver studiato teologia, non ho visto l’ora di lasciare ai teologi le loro divagazioni peregrine. Mi sono ritirato in buon ordine e ho trovato aria respirabile nella ricerca storica e filologica. Res, non verba!

​Per grazia di D-i-o l’incontro-scontro con i teologi non è stato sempre negativo. In Germania sono stato affascinato da Ernst Bloch: in nessuna omelia ho mai sentito tante citazioni paoline a memoria quanto in una meditazione il filosofo marxista ha snocciolato per un’ora. Indimenticabile quell’incontro perché ha ridestato in me e in tanti giovani presenti il senso della speranza... cristiana.

Ho conosciuto personalmente in Italia tre campioni della fede cristiana: don Divo Barsotti, p. Mariano Magrassi osb e il card. Giuseppe Siri. Irriso, emarginato e quasi perseguitato, l’arcivescovo di Genova è stato uno dei pochi a dire, convinto, quanto era necessario per rinsaldare e rinnovare la Chiesa dopo il Concilio. Anche perché “quasi tutti quelli che ne parlano, di fatto non lo conoscono e non leggono i documenti”, così mi ha detto un giorno. Quanti strali maligni sono stati scaricati contro di lui, ad esempio, quando ha sollevato alcune perplessità a proposito della Messa prefestiva del sabato. Uno dei risultati temuti oggi si vede molto bene: la perdita del senso della domenica quale giorno del Signore. Penso che il tracollo, a livello speculativo e amministrativo ecclesiastico, sia stato generato non dal Concilio, ma dal lasciarsi corrompere dalle sirene dei nuovi ‘dogmi liberatori’ di quegli anni. Una crisi che ha colpito indistintamente tutti gli ambiti sociali e religiosi, anche nell’ebraismo e nel mondo protestante. Nonostante ci siano stati autorevoli profeti coerenti e pii uomini di preghiera come il venerato maestro Abraham Joshua Heschel jr. e l’amato cardinale Siri.

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