La gioventù è un’età speciale e su questo ci sono pochi dubbi.
Chi di noi non ricorda i tempi in cui non era proibito sognare perché la vita ci sembrava ancora piena di infinite possibilità?
Certo, la gioventù è un tempo speciale ma non dobbiamo fare l’errore, fatto da non pochi anche all’interno della Chiesa cattolica, di assolutizzarla.
La gioventù, per quanto bella, è un tempo di preparazione alla maturità e non è il compimento della vita, ma ne è un preludio.
Il sentire tradizionale ha sempre dato molta importanza all’età matura, agli anziani, proprio perché essi, avendo attraversato le varie fasi della vita, hanno potuto accumulare un bagaglio di conoscenze che permette di agire con saggezza. Il saggio è sapidus, colui che ha sapore, e per avere sapore è necessaria che sia rispettato il tempo di cottura, se mi perdonate questa metafora.
Rincorrere la gioventù è qualcosa che possiamo ben comprendere, ma in definitiva è qualcosa di fallimentare. Quello che dovremmo sperare per noi e per i nostri figli, è che la gioventù possa essere quel tempo di preparazione che ci prepari a cogliere i frutti in età matura, potremmo dire a diventare “saporosi”. Gli anziani, nelle società tradizionali, hanno sempre ricoperto una funzione molto importante, proprio perché se ne riconosceva la saggezza e la capacità di prendere decisioni vagliate nel contesto della tradizione. Ricordiamo che nella Chiesa cattolica il significato orginale del termine “presbitero” è “anziano”, questo per dire il rispetto con cui erano tenuti gli anziani anche nel contesto religioso. Lev Tolstoj diceva: “Il progresso morale dell'umanità lo si deve ai vecchi. I vecchi diventano migliori e più saggi, trasmettono la loro esperienza alle nuove generazioni. Senza di loro l'umanità rimarrebbe stazionaria”.
Non farò l’esaltazione della vecchiaia in sé, in quanto invecchiare può essere anche mentalmente e fisicamente molto doloroso. Ma questa è la vita e veramente possiamo fare molto poco per cambiare questa realtà. A volte si richiede uno sforzo molto grande per essere in grado di accettare la vita per quello che è. Eppure non possiamo farne a meno, perché è qualcosa che si impone alla nostra esistenza. Non siamo noi che imponiamo i nostri desideri alla vita, ma è la vita che ci impone le sue esigenze.
Malgrado questo, come detto in precedenza, possiamo comprendere attraverso la saggezza come la vita funziona e questo è praticamente quello che il pensiero tradizionale ci offre. Il pensiero tradizionale asseconda l’ordine naturale delle cose che, per chi crede, ha il suo fondamento ultimo in Dio.