Caro Carlo,
commento le sue osservazioni.
1 Cavalcoli…Il fatto che l’interesse per la Tradizione potesse polarizzare attorno a sé un vero e proprio movimento ecclesiale in contrapposizione al Papato era cosa impensabile…
R.- Questo movimento per la Tradizione è un fenomeno che ha raggiunto oggi dimensioni mai viste in precedenza, ma che nacque nell’immediato postconcilio col movimento di Mons.Lefebvre. Esso fu la reazione di una piccola parte del mondo cattolico a quelle che apparivano novità modernistiche del Concilio, offensive della Tradizione. In precedenza la condotta dei Papi, tranne alcuni Papi riformatori, ha sempre avuto un’impostazione tradizionalista, per cui gli oppositori, soprattutto nell’800, si presentavano come rivoluzionari.
Nel Medioevo, invece, dove tutti erano tradizionalisti, la differenza fra i Papi e gli eretici non era tradizione-progresso, salvo forse il caso di Gioachino da Fiore, ma due modi contrari di vedere la Tradizione. In fondo, anche Lutero, benché contrario alla Tradizione apostolica, non intendeva rinnovare o far progredire la Chiesa, quanto piuttosto ritrovare le origini, la vera Tradizione evangelica, a suo avviso offuscata dal papato. Invece col Concilio si è inaugurata una serie di Papi progressisti, certo contestati dai modernisti, ma soprattutto dai passatisti.
Ancora Benedetto XVI sottolineava l’importanza della Tradizione, ma ecco che con Papa Francesco lo spostamento a sinistra riprende verso il modernismo, senza ovviamente raggiungerlo. Allora si capisce come con Francesco la reazione tradizionalista non sia mai stata così forte. È l’applicazione della legge ben nota ai sociologi, secondo la quale la posizione estremista da una parte provoca una reazione estremista contraria alla parte opposta.
2. Nel suo piccolo e coi dovuti distinguo, la nota vicenda di Giovanni XXII dimostra che non era poi così impensabile.
R. – Giovanni XXII non si era espresso come maestro della fede, ma come dottore privato e in punto di morte ritrattò l’errore e si corresse e il suo Successore, il Beato Benedetto XI nel 1336 definì come dogma di fede quello che il Papa precedente aveva negato, ossia la visione beatifica immediata dell’essenza divina immediatamente dopo la morte in grazia.
3.Cavalcoli…un falso rinnovamento con la pretesa di interpretare lei meglio del Papa le esigenze del rinnovamento conciliare…
R.- Quello che non è consentito al teologo è la pretesa di interpretare il dato di fede meglio del Papa; ma per quanto riguarda il modo di realizzare le prospettive pastorali, un suo consigliere o al limite qualunque fedele può suggerire al Papa un modo migliore di governare la Chiesa. Vedi per esempio S.Caterina da Siena.
4. Non credo che un solo tradizionalista al mondo pensi e si muova con l’intento e il fine di “interpretare le esigenze del rinnovamento” di un Concilio per il quale, quantomeno, non ha una grande stima (anche perché ha visto i “gran frutti” del rinnovamento).
R. - Non penso assolutamente un tal cosa. So bene che ai passatisti non interessa il rinnovamento ma la Tradizione. L’interesse ad interpretare le esigenze del rinnovamento conciliare è proprio di ogni buon cattolico, il quale su questo punto si fida in linea di principio dell’interpretazione data dal Papa. La riforma conciliare ha prodotto scarsi frutti non per inadeguatezza intrinseca delle direttive conciliari, ma perchè sono state male interpretate da passatisti e modernisti. I primi le hanno rifiutate per il loro attaccamento al passato; i secondi le hanno realizzate male ossia in forma modernistica.
5. Resta il fatto, credo incontestabile, che praticamente qualsiasi padre conciliare, oggi: messo davanti a una “messa tipo” Novus Ordo si strapperebbe talare e capelli; messo davanti a una “messa tipo” secondo il Rito Romano Autentico, per come è celebrato oggi, si compiacerebbe degli ottimi risultati raggiunti dalla Costituzione Conciliare sulla Sacra Liturgia.
R. - Non condivido questa opinione. Se leggiamo attentamente la Sacrosanctum Concilium, noteremo che sono espresse quelle istanze, esigenze, direttive, che poi hanno portato alla Messa novus ordo del 1970. Avendo i Padri proposto una riforma del rito della Messa, è impensabile che essi si aspettassero la riedizione del medesimo vetus ordo.
6. …circondare e quasi seppellire questi valori sotto una pletora di usi, miti, riti, credenze, pratiche e tradizioni che alla fine soffocavano la vita spirituale e l’autenticità evangelica…
Non è un tantino supponente permettersi di giudicare così sprezzantemente “la vita spirituale e l’autenticità evangelica” dei nostri antenati? Mi sembra di risentire gli argomenti stantii che mi vengono talvolta mossi contro la messa antica: “ma una volta la gente non capiva niente/andava a Messa solo per convenzione etc.”. Ma io mi chiedo e gli chiedo: tu cosa ne sai?? Come ti permetti di giudicare i nostri padri nella fede? Credo che l’umiltà e la pietas dovrebbero imporci di moderare i toni e i termini, quando parliamo dei nostri avi.
R. -È risaputo quanto ho detto della cultura medioevale popolare. Si sa che solo nel sec.XVII nascono le scienze storiche, le quali nei secoli successivi fino al nostro, avvieranno un’opera rigorosamente critica nei confronti del passato, per esempio nel campo dell’archeologia, della zoologia, dei costumi dei popoli, dell’agiografia, dei miti e delle tradizioni popolari. Pensiamo al ben noto luogo comune della «leggenda medioevale».
7. (Incomprensibili i peana a Lutero, quasi un salvatore della Tradizione che ahimè è andato troppo oltre. Penso che qualsiasi storico serio sarebbe in grado di sbugiardare l’inconsistenza di questa apologia).
R. – Esiste indubbiamente oggi un falso ecumenismo, che non ricorda più gli errori di Lutero o addirittura vorrebbe farli passare per verità cattoliche.
8.” …Il Papa dunque ricava articoli di fede e dogmi anche dalla Tradizione. Esiste dunque una differenza fra il contenuto della Tradizione e il contenuto della dottrina di fede stabilita dal Magistero della Chiesa e dei Papi. Il Magistero ricava i dogmi non solo dalla Scrittura, ma anche dalla Tradizione; ma occorre che sia una vera sacra Tradizione apostolica e non una semplice tradizione ecclesiale o popolare, per quanto antica e autorevole…”
Il papa il papa il papa. Sempre il papa. Come può un cattolico vivere senza sapere dov’è il papa, cosa fa il papa, a cosa pensa il papa?
Riusciremo mai, noi cattolici dell’età dei mass media, a uscire da questa mentalità papolatra?
R. – Sto parlando di ciò che è esclusivamente e precipuamente il compito del Papa. Eccesso di culto al Papa è quando si prende come fosse magistero una sua esternazione improvvisata, una battuta di spirito, un giudizio affrettato, una frase ambigua e cose del genere.
9. Il lavoro del papa è “ricavare dogmi”, sfornarne uno con ogni enciclica?
Il caro medievale andava avanti con la sua vita e con la sua vita spirituale sapendo a malapena il nome del papa, e quando si sapeva in paese il nome del neo-eletto a Roma già regnava il suo successore!
E grazie ai papi superstar, da Pio XII al regnante, chi più chi meno, i Vescovi non se li fila più nessuno, quando essi prima di tutto dovrebbero essere organo ordinario del magistero (con buona pace della tanto decantata collegialità episcopale).
R. - Sono d’accordo. Gli ultimi Papi a partire da S.Paolo VI parlano troppo. Il Papa attuale li supera di gran lunga. Dovrebbe parlare di meno e dirci quelle parole che solo il Papa può dire. Fatica ad affrontare i temi più difficili ed importanti, connessi al magistero pontificio, quei temi circa i quali ci attenderemmo la parola-guida, la parola magistrale, chiarificatrice e risolutiva.
10. …”L’argomento dell’antichità («da 2000 anni!») caro ai passatisti non è decisivo. Occorre verificare se si tratta di vera Tradizione apostolica. Anche l’ingresso della donna nel presbiterio, introdotto dalla riforma liturgica del Vaticano II non era mai avvenuto da 2000 anni. Ma ciò non toglie che sia compatibile con la sacra Tradizione…”
Quindi, se ho capito bene: occorre verificare se le chirichette sono vera tradizione apostolica. Padre Cavalcoli ammette che una porcheria del genere non s’è mai vista prima. Però in qualche modo ciò è “vera Tradizione apostolica”. Bah.
R. – Voglio dire che Tradizione apostolica non è solo quella dura da 2000 anni, ma anche ciò, magari istituito di recente dalla Chiesa in materia di fede, è riconducibile alla Tradizione o implicito nella Tradizione. Le chierichette non sono previste dalle norme liturgiche, è un abuso di alcuni preti che vogliono fare gli originali. Diverso è invece il ministero femminile di Lettrice, regolarmente istituito dalla Chiesa.
Quale la differenza? Che derivano dalla Tradizione solo quelle cose che sono istituite per sempre dalla Chiesa. La Tradizione non è tanto legata al tempo, quanto all’eterno, alla parola di Dio che non passa. Il tradizionale legato alla parola di Dio non passa mai; il tradizionale semplicemente ecclesiale prima o poi passa. Se la Chiesa ha istituito il ministero della Lettrice e non quello delle chierichette, vuol dire che il primo è un’esplicitazione della Tradizione, mentre il secondo è l’invenzione di qualche prete in vena di originalità. Verrà un giorno in cui non si parlerà più di chierichette: ma le donne ministre (non sacerdotesse!) ci saranno fino alla fine del mondo.
11. “…Il nuovo introdotto dalla Chiesa, a ben guardare, se non è implicitamente presente nella Tradizione, certamente non è contrario…”
L'esclusione delle donne dal ministero attivo all’altare è l’impostazione realmente coerente con la logica dell’incarnazione del Verbo, Gesù Sommo ed Eterno Sacerdote, che ha assunto la carne di un uomo, un essere umano di genere maschile. Il disinvolto servizio delle donne all’altare (o in ogni altro ministero attivo liturgico) è senz’altro contrario alla tradizione apostolica. Si veda il libro Ministers of Christ di P.A. Kwasniewski, con interventi di Mons. Schneider.
R. – Il ministero della Lettrice non è un «servizio all’altare», che è riservato al sacerdote, ma all’ambone, che è il posto della liturgia della Parola, prima dell’offerta del Sacrificio, chc costituisce l’essenziale della Messa. La liturgia della Parola non è ancora la Messa, ma è introduttiva alla Messa.
12…”perché nulla la Chiesa stabilisce in modo dogmatico e definitivo o anche solo in campo disciplinare, morale o giuridico, che non sia conforme alla Scrittura e alla Tradizione…”
In campo disciplinare e giuridico, più volte nella storia la Chiesa ha preso dei gran bei granchi. Mi chiedo come si faccia a negarlo. E ciò non deve fare una particolare specie.
Ma come si può affermare che anche questi errori, disciplinari o giuridici, fossero comunque conformi alla Scrittura e alla Tradizione? Erano “conformi alla Scrittura e alla Tradizione” allo stesso modo delle successive e debite correzioni?
R. – Si dice che le norme disciplinari e giuridiche sono conformi alla Scrittura e alla Tradizione non in quanto ne siano dedotte o derivate, ma in quanto con essa non sono in contraddizione. Per esempio la pena di morte ol’istituto del Cardinalato o la parrocchia o gli Ordini religiosi militari sono consentiti dalla Scrittura e dalla Tradizione, ma non sono fondati su di loro. Per questo sono avvenuti dei cambiamenti.
La Chiesa in questo campo certamente non è infallibile e non può stabilire nulla di definitivo ed immutabile, come fa in campo dogmatico o morale.Nella sua prudenza pastorale e giuridica, tuttavia, la Chiesa non puòstabilire nulla di imprudente o di ingiusto nelle opportune circostanze. Tuttavia, col mutare delle circostanze ciò che prima appariva giusto, può rivelarsi ingiusto e per questo la Chiesa lo abolisce. Per esempio, nel proibire per lunghi secoli alla donna di accedere all’ambone, la Chiesa, nelle condizioni storiche di allora, non ha fatto torto alla donna. Ma apparendo chiara nel secolo scorso la sua pari dignità con l’uomo, ha ritenuto giusto concedere alla donna di accedere all’ambone.
“Il Magistero è infallibile nel distinguere le tradizioni apostoliche da quelle spurie o superate…”
Una ipotetica infallibilità mai sancita da alcun dogma, mera opinione teologica del Cavalcoli. Ma il problema di fondo è lo stesso concetto di Magistero, ormai un oracolo impiccione che deve metter bocca su tutto: finché era Leone XIII a sfornare un’enciclica a settimana, tutto poteva ancora andar bene; oggi abbiamo Francesco che ci parla di trattori, serre e fratellanze umane. Immagino siano tradizioni apostoliche autentiche.
R. – Parlando del Magistero mi riferisco a quello pontificio, la cui infallibilità è stata definita dogmaticamente dal Concilio Vaticano I.
Il Magistero della Chiesa non è altro che il potere d’insegnare il Vangelo a tutto il mondo fino alla fine dei secoli, conferito da Cristo agli apostoli e ai loro successori con a capo Pietro e i suoi Successori.
14. …la Comunione in bocca, l’esclusione della donna dal presbiterio, la negazione del dottorato della Chiesa alla donna, il celebrante con le spalle rivolte al popolo, il latino nella Messa, gli ordini minori. Chi fa il discernimento? Il Magistero…
R. – E chi deve farlo?
15. Quanta approssimazione e superficialità! La Comunione in bocca è cosa superata?? Cavalcoli ricorda che la comunione nella mano è un abuso tollerato per indulto? Taccio su tutto il resto, davvero incommentabile.
R.- Nessuno ha detto che la Comunione in bocca è cosa superata. Attualmente la Comunione nella mano è prescritta dalla CEI come misura igienica in relazione alla pandemia.
16. “…Lutero in particolare si accorge che il cattolico del suo tempo non si basa solo sulla Scrittura, ma anche sulla Tradizione; e siccome non ha la percezione della sacralità della Tradizione cristiana, ma la vede solo come un fatto umano, se non addirittura come uno strumento del Papa per opprimere le coscienze, pensa che sia un inganno il basare la fede sulla Tradizione…”
Ma quella di Lutero non era una “istanza di purificazione del concetto di Tradizione”, per di più “giusta”?
R. – Ciò che Lutero respinge è la Tradizione in senso cattolico, ossia la Tradizione apostolica trasmessa e interpretata dal Papa, da cui il famoso sola Scriptura. Ma, come ho detto, non manca in lui l’istanza di una purificazione della Tradizione, sebbene a lui non piaccia la parola “Tradizione” perché gli richiama il concetto cattolico. Tuttavia si può dire che ciò che per il cattolico è la Tradizione per lui non è altro che lapredicazione della Parola di Dio, il tradere il Vangelo di generazione ingenerazione nella sua purezza. In tal senso ho parlato di una «purificazione della Tradizione» in Lutero, cioè purificare la predicazione da ogni contenuto che non sia quello della Scrittura.