Parlare di Roma è parlare di un contenitore infinito di storie, persone e personaggi. Quanti si sono dedicate a circondarla di attenzione e a investigarne i percorsi storici? Molti la studiano sotto vari aspetti, la Roma imperiale, pagana, cristiana, fascista e via dicendo. Tutto lecito ovviamente, però a me sembra che uno degli aspetti per cui Roma è meglio inquadrata è quello di essere una città di tradizione, una città tradizionale. Cosa significa questo?
Nel definire le città, spesso le chiamiamo città moderne o storiche o con altri nomi. Ecco, Roma è una città di tradizione nel senso che essa è basata suo concetto di tradizione che fu prima quella mitica, poi quella imperiale e poi quella cristiana (per non parlare di tradizioni anche importanti che hanno contribuito a forgiare Roma, come quella greca o ebraica). Roma non è semplicemente una città che ha tradizioni (come tutte le città), ma sul concetto di tradizione essa è costruita, essa è una luce che cammina nella notte dei tempi e che si manifesta ai popoli spesso in successive più o meno riuscite incarnazioni. Perché non solo guardiamo alla prima (e unica) Roma, ma anche alla seconda Roma (Costantinopoli), alla terza Roma (Mosca) e a quella che alcuni definiscono (per me impropriamente) la quarta Roma (Washington)? Perché Roma non è solo o soprattutto una città, ma è un simbolo, un symbállō che mette insieme qualcosa che forse non sempre ci è presente.
Il futuro di Roma è all’origine, è nell’idea che le ha dato vita, è nel mito che l’ha forgiata e che non è fantasia, ma lettura altra della realtà. Mai come per Roma cale la distinzione tra storico e istoriale di cui ci parla Aleksandr Dugin, essendo quest’ultimo non la storia cronologica ma la manifestazione dell’Essere: “Per istoriale intendiamo il genere di storia dell’Essere, la storia non come susseguirsi di fatti ma come successione di significati, di sensi. L’istoriale (Geschichtliche) rappresenta una forma di lettura esistenziale dello storico (Historische). Lo storico è il fatto che viene documentato, l’istoriale è la spiegazione del fatto, il suo aspetto ontologico. Nella storia, compiamo azioni, gesta, opere che possono essere storiche o istoriali. Affinché si rivelino istoriali, devono relazionarsi col Dasein, con la nostra identità, con le nostre profonde radici”. Niente come Roma può adattarsi ad una lettura istoriale della sua realtà che è soprattutto metafisica. Roma si regge come città tradizionale, Roma è la sua tradizione, è tutto quello che di lei ci narra il mito. Vorrei fare un esempio per far comprendere questo concetto importantissimo. Qualche tempo fa, uno degli argomenti forti di coloro che protestavano ad Hong Kong contro la progressiva limitazione delle libertà civili e personali, era quello che non volevano la loro città ridotta ad essere come una “qualunque città cinese”. Ma la realtà storica ci diceva che in realtà Hong Kong è una città cinese. Forse sbagliavano? No, perché danno di Hong Kong una lettura istoriale, non storica. Non guardano alla realtà fisica, ma a quella metafisica e a quello che questa rappresenta.
Roma non va letta in piena luce, ma in controluce e compresa attraverso le soste sulle varie soglie a cui si accede nelle realtà vere del suo essere e del suo manifestarsi. Roma va letta nella sua tragicità dietro cui si nasconde la ragione del suo trionfo.
Dobbiamo dunque affidarci al mito, che non è immaginazione, ma trasfigurazione.