La posizione di San Tommaso
Tommaso non parla di Tradizione nel senso insegnato dal Concilio di Trento: la Tradizione come contenuto della Tradizione. Per lui la tradizione è semplicemente l’atto proprio della Chiesa sotto la guida del Papa di trasmettere (tradere) oralmente o per iscritto le verità di fede insegnate da Cristo e molte volte viene su questo fatto sottolineando o presupponendo che gli apostoli e la Chiesa sotto la guida del Papa custodiscono e trasmettono indefettibilmente, fedelmente ed infallibilmente, assistiti dallo Spirito Santo mediante la predicazione i loro documenti il deposito rivelato, ossia il contenuto della Tradizione.
Vediamo alcuni passi dove l’Aquinate accenna a questo tradere, a questo trasmettere.
Tommaso parla di «una formula (forma verborum) trasmessa da Cristo (Sum.Theol., III, q.72, a.4, 1m). Parla di una tesi che si ricava dalla tradizione della Sacra Scrittura (ex traditione Sacrae Scripturae, Sum.Theol., II, q.140, a.2; Contra Gentes, l.IV, c.34). Dice che la notizia che Gesù nella consacrazione eucaristica nell’ultima Cena alzò gli occhi al cielo non l’abbiamo dai Vangeli ma «dalla tradizione degli apostoli» (ex traditione apostolorum, Sum.Theol., III, q.83, a.4, 2m). «Il sacerdote illumina trasmettendo (tradendo) i sacramenti della grazia» (Sum.Theol., III, q.64, a.1, 1m). «I precetti del decalogo vengono trasmessi (traduntur) perché in essi è contenuta la massima sapienza» (Sum.Theol. I-II, q.100, a.7). «Il Vangelo viene raccomandato per il suo modo di essere trasmesso (tradendi), ossia per iscritto e per la sua materia» (Comm. In Rm lect.III). «Gli apostoli hanno trasmesso (tradiderunt) molte cose in modo occulto» (Sum.Theol., III, q.25, a.3. 4m)
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