Esattamente 15 anni fa il papa Benedetto XVI emanava un documento importante per il mondo tradizionale, Summorum Pontificum, che dava maggiore libertà per la celebrazione della Messa tradizionale.
Come possiamo guardare oggi a quel documento oggi? Certamente con molta amarezza, perché se esso da una parte ha favorito il risveglio di non trascurabili settori del laicato cattolico, dall’altra ha moltiplicato gli sforzi degli oppositori della Messa tradizionale nella Chiesa, che hanno poi vinto una battaglia importante grazie ai documenti recenti del presente Pontefice, in specie con Traditionis custodes del 16 luglio 2021 che in un certo senso abrogava Summorum Pontificum e poi il recente Desiderio Desideravi in cui si ribadiva il desiderio dell’unità del rito liturgico nel segno della Messa conciliare.
Il documento di Benedetto XVI risvegliò delle forze che si dibattevano in una Chiesa in mutazione continua e fece in modo che esse potessero continuare a rimanere all’interno dei confini ecclesiali pur avendo la possibilità di partecipare regolarmente ad una Messa tradizionale. Gran parte di queste persone sono normalissime persone con normalissimi lavori, anche se per giustificare le restrizioni sono state spesso identificate come persone con problemi e che quindi il loro desiderio di partecipare alla Messa tradizionale sarebbe frutto di questi malesseri. Non è sorprendente che si usino questi metodi, del resto usatissimi in ambiente politico.
Eppure l’errore di prospettiva che la presente gerarchia commette è quello di chiedere per una Chiesa in uscita per tutte le periferie esistenziali, meno alcune di cui sembra non si voglia sentire parlare. Quindi questo essere in uscita lo è a certe condizioni ben definite. In realtà ci sono forze molto valide nel mondo tradizionale ed è un vero peccato che esse debbano sentirsi non volute, non capite, rifiutate. A me sembra che in una Chiesa in cui si dice c’è spazio per tutti, tanto più ci dovrebbe essere per loro.