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Tradizione nel diritto (4)

Tradizione nel diritto (4)

Giovanni Formicola

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Aurelio Porfiri
giu 21, 2022
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Tradizione nel diritto (4)
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In questo capitolo, e non in quello precedente come avevo detto (cfr. capitolo 2), tratto di come la visione differenziata (immanenza e trascendenza) della realtà, che colloca il diritto in una dimensione originaria nell’ordine dell’essere, cioè nella tradizione, abbia come alternativa quella degli antichi – e poi, vedremo, moderni – imperi detti «cosmologici», superiorem non recognoscentes, ispirati da un altro modo d’intendere la verità.

Aristotele (384-322 a.C.), secondo il quale «l’organizzazione di uomo e società, mediante un comportamento giusto, partecipa dell’ordine che governa il cosmo», intende tale partecipazione nel senso che l’uomo sensibile all’ordine dell’essere e al suo movimento — di cui è parte integrante la formazione dell’etica —, lo spoudaios, «in virtù di questa qualità, può comunicare alla società la conoscenza del giusto di natura» (E. Voegelin, Anamnesis. Teoria della storia e della politica, trad. it. Giuffrè, Milano 1972, p. 106 e 102-103), ma non certo che questo «giusto» sia a lui direttamente comunicato dal «dio» e coincida con i suoi decreti e la sua volontà, di più, con la sua stessa azione. Si tratta, infatti e comunque, di un ordine di realtà che precede — e non coincide con — la volontà umana, quello che tramite l’uomo virtuoso rende attuale, per quanto possibile, nella vita del singolo e in quella della società l’ordine dell’essere, l’autentico «comando di Dio». E perciò questo tipo umano non trasforma la propria coscienza, nella misura in cui è aperta all’origine dell’essere, in principio fonte di altri principi, cioè in fonte normativa autonoma. Viceversa, «il dogma […] del parallelismo deve il suo carattere particolare non già all’apertura alla trascendenza, ma alla prevalenza del desiderio di espandere il potere» (ibid., p. 145): una vera e propria libido dominandi, ma non un popolo o un territorio, bensì lo stesso ordine dell’universo per rimodellarlo realizzando il disordine per eccellenza.

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