Lo storico svizzero Gonzague de Reynold (1880-1970) enumera diciotto«pressioni asiatiche» sull’Europa, in quanto provenienti non solo dall’Asiageografica, ma anche dall’area di civiltà di tipo asiatico.
La prima pressione è quella dei persiani achemenidi, sconfitti a Salamina e a Maratona (sec. V a.C.). La seconda viene dalla fenicia e semita Cartagine ed è fermata da Roma (III-II sec. a.C.). Della terza pressione sono attori Marco Antonio (83 a.C.-30 a.C.) e Cleopatra VII di Egitto (69 a.C.-30 a.C.), sconfitti ad Azio da Roma. La quarta pressione è quella degli Unni, progenitori di turchi e tatari, che sono fermati dalla diplomazia di Papa san Leone I Magno (390 ca.-461). La quinta pressione viene dai persiani sassanidi, fermati dal basileus Flavio Eraclio I (575-641).La sesta, da parte degli slavi, sarà fermata solo dalla loro conversione al cristianesimo. Settima e ottava pressione: protagonista è l’islam arabo; viene fermata solo dalle crociate e dalle restaurazioni imperiali di Carlo Magno (742-814) e di Ottone I di Sassonia il Grande (912-973). Nona e decima pressione, da parte degli avari e degli ungari: i primi sono sconfitti da Carlo Magno, i secondi sono fermatidalla conversione. L’undicesima pressione viene dai bulgari, sconfitti dall’imperatore Basilio I di Bisanzio (811 ca.-886) e poi anch’essi convertiti. Finalmente, dodicesimi, è la volta dei mongoli, sconfitti dalla morte dei loro capi. Tredicesima pressione, la minaccia di Tīmūr Barlas, italianizzato in Tamerlano (1336-1405), che muore prima di volgere le sue mire espansionistiche verso l’Europa. Le pressioni dalla quattordicesima alla diciottesima sono costituite dall’islam ottomano nelle sue varie fasi, fino alla battaglia di Vienna (1683), con strascichi nel XVIII secolo.
Senza queste «pressioni», «mai l’Europa avrebbe preso coscienza di sé. Ci si definisce soltanto opponendosi: è bene ricordare questa verità a quanti, oggi, hanno una paura maledetta di ogni opposizione ferma e chiara» (cfr. Gonzague de Reynold, La formation de l’Europe, vol. VII, Le toit chrétien, Plon, Parigi 1957, pp. 483-496; trad. it. in Cristianità n. 292-293, Piacenza agosto-settembre 1999, pp. 13-19). Se l’Europa si è salvata, è per questa coscienza di sé, maturata già dagli elleni di fronte ai persiani, e per le capacità di assimilazione — ovvero conversione — del cristianesimo, il quale ha poi anche consolidato la coscienza europea assumendo laforma di cristianità, che altro non è se non la sua ricaduta culturale, sociologica e civile, in uno spazio e per un tempo tali da consentire di parlare di civiltà cristiana, come poi illustrerò meglio, con riferimento al tema della tradizione nel diritto.
Questo elenco – certo utile perché forse «non tutti sanno che», e patisconocomplessi d’inferiorità e soprattutto di colpa, in quanto europei e occidentali, alimentando o almeno comprendendo, e non osteggiandola, la cosiddetta cancel culture con le sue aberranti tesi e violente azioni anti-occidentali – non ci porta fuori tema. Se l’Europa/Occidente (come Europa oltre i suoi confini) non fu conquistata militarmente dall’«Asia», in un certo momento della sua storia fu invece conquistataculturalmente, e oggi ri-conquistata. Parte rilevante di questa conquista e poi ri-conquista è proprio la rottura con la tradizione giuridica occidentale.
Mi sembra di aver chiarito che la connotazione dell’Europa/Occidente sia culturale, in quanto geograficamente non è altro che una delle penisole del continente asiatico. Infatti, non è interamente circondata dal mare, che è ciò che geograficamente fa un continente, e comunque si espande oltre il proprio mare (sul punto, la bibliografia è talmente ampia, che mette conto citare solo Henri Brugmans [1906-1997], Magna Europa, in Les Cahiers de Bruges. Recherches européens, anno V, I, Bruges marzo 1955, pp. 108-115 e Giovanni Cantoni e Francesco Pappalardo [a cura di], Magna Europa. L’Europa fuori dall’Europa, 2a ed., D’Ettoris, Crotone 2008). La sua costituzione e coscienza di sé è avvenuta, come ho appena ricordato detto da de Reynold, per contrapposizione all’Asia e al suo «modo». Una delle prime documentazioni dell’uso del termine «europei» per definire in genere gli Occidentali, risale al tempo dello scontro tra i Franchi e l’islam («La cronaca [della battaglia di Poitiers, 732 o 733] del successore di Isidoro [Theodor Mommsen – 1817-1903 –, Isidori Continuatio Hispana, Monumenta Germaniae Historica, Autores Antiquissimi, vol. XI, Berlin 1961] narra che i Franchi (o meglio gli europenses: gli “uomini d’Europa”) erano “un mare imperturbabile”. […]. Il termine europensesimpiegato dal continuatore di Isidoro fa una delle sue prime apparizioni nella narrativa storica come nome generico per occidentali» [Victor Davis Hanson, Massacri e cultura. Le battaglie che hanno portato la civiltà occidentale a dominare il mondo, trad. it Garzanti, Milano 2002, pp. 170 e 173]). Questo «modo asiatico»non conosce la trascendenza – basti pensare che tra gl’ideogrammi cinesi non ve n’è uno per significare Dio come Persona trascendente il creato –, e quindi nel suo ambito culturale la forza intesa come effettività è l’unico criterio. Perciò, come più volte detto, il volere del sovrano è «comando di Dio», ingiudicabile, cui nulla puòessere opposto, che ne fa una figura letteralmente onnipotente, non arginabile da nessuna area sacra e intangibile: è lui il sacro, di fatto vero e proprio dio in terra. Il suo potere non ha alcun limite di principio.
La prima conquista asiatica avviene a Roma. La prisca costituzione (soprattutto fattuale, come esistenza) repubblicana, con i suoi fas, mos maiorum, auctoritas patrum etc., articola e limita il potere, che viene contenuto anche «in basso» dalla potestas del pater familias nella sua casa, la cui porta nessuna pubblica magistratura può varcare, tanto che per le questioni domestiche la giurisdizione era dell’arcaico tribunale maritale. Quando Roma si trasforma in principato, questo progressivamente dopo Augusto (63 a.C.-14) si orientalizza, per così dire, fino concepirsi come unasatrapia. Non senza l’opposizione tragicamente perdente dei migliori spiriti della romanità (ne ricordo uno solo per tutti, il quasi cristiano Seneca [4 a.C.-65]), l’imperatore si viene considerando e trattato come lex animata in terris, diventa destinatario d’un culto idolatrico assumendo il titolo di divino, tutte le venerabilitavole della legge vengono spezzate e rimesse in modo appunto asiatico al suo dispotico volere. Quod principi placuit, legis habet vigorem, sostengono i giuristi.L’Asia, respinta militarmente, conquista culturalmente Roma e con essa l’Occidente di allora, e l’assimila a sé. La tradizione nel diritto viene interrotta istituzionalmente, ma continua in alcuni spiriti, per rivivere poi grazie al cristianesimo.