«Perché la legge? Perché gli avvocati? Perché la legge?
Perché la legge bambino mio, ci dà accesso a tutto quanto. È il supremo biglietto omaggio. È il nuovo sacerdozio, bambino. Tu lo sai che ci sono più studenti alla facoltà di legge di quanti avvocati popolano la Terra? Stiamo arrivando! Con le armi in mano! Per voi due. Per tutti noi. Assoluzione dopo assoluzione dopo assoluzione. Finché la puzza di tutto questo arrivi in alto in cielo da farli soffocare tutti quanti quelli lassù!» (dal film L’avvocato del diavolo [The Devil’s advocate], regia di Taylor Hackford, USA 1997, l’avvocato John Milton/Satana [Al Pacino] in dialogo col figlio avvocato Kevin Lomax [Keanu Reeves], cui vorrebbe far generare l’anticristo con una diavolessa sua sorellastra). Come spesso accade, la drammatizzazione scenica dice con efficace sintesi meglio di un trattato: una volta abbandonata la tradizione nel diritto, e tutti i vincoli ch’essa pone al principe/legislatore, nonché alle corti di giustizia, la «legge» e la giurisdizionediventano il miglior grimaldello per scardinare e sovvertire l’ordine naturale, per organizzare la vita e il mondo fuori e contro la volontà del Creatore.
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