Agli inizio di gennaio del 2021, moriva don Ennio Innocenti, poliedrica figura di sacerdote e studioso.
Era nato nel 1932 a Pistoia e visse i dolori della guerra, culminati nell’uccisione del padre nell’anno 1944. Il giovane Ennio comincia a manifestare segni di una vocazione al sacerdozio, incoraggiata dai sacerdoti a lui vicini, studia dunque a Roma, al Collegio Capranica, alle università Gregoriana e Lateranense. Viene ordinato sacerdote nel 1957, svolgendo poi compiti pastorali in varie parrocchie romane. Fu anche insegnante di religione in alcuni licei romani e docente di teologia fondamentale ed ecumenismo. Si occupa nel frattempo anche di cause matrimoniali e di canonizzazioni.
Negli anni ‘60 conosce il gesuita Virginio Rotondi, popolare per essere la voce di una seguita rubrica radiofonica (Ascolta, si fa sera) e fondatore del movimento Oasi. Don Ennio divenne assistente spirituale del movimento ed ebbe fra i suoi allievi il comissario Luigi Calabresi (assassinato da un movimento di estrema sinistra e per cui don Ennio voleva introdurre la causa per la canonizzazione) e Giovanni d’Ercole (anche lui molto attivo sui media e oggi vescovo). Anche don Ennio comincerà a collaborare con il programma radiofonico Ascolta, si fa sera, un compito che continuerà per molti anni e le cui riflessioni raccoglierà poi in vari libri. L’apostolato della buona stampa sarà missione di tutta la sua lunga vita, una vita in cui pubblicherà più di 100 volumi, su temi come esegesi, filosofia, teologia, estetica, storia e via dicendo.
Lo ricordiamo con un libro disponibile in formato cartaceo e ebook, La conoscenza dei perfetti: Ricordando don Ennio Innocenti. Il libro ha come autore Aurelio Porfiri, ma raccoglie anche contributi di Danilo Castellano, Stefano Fiorito e Luigi Copertino. Un testo relativamente breve ma molto intenso
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Nella presentazione al volume leggiamo:
Ricordo di aver conosciuto don Ennio Innocenti molti anni fa.Il suo nome non mi era ignoto, ma non lo aveva mai incontrato. Poi, forse a causa della nostra comune frequentazione della Basilica di san Pietro in Vaticano, capitò che ci incontrammo. Era un prete romano don Ennio, così gli piaceva essere definito. Ricordo che fin da quei primi incontri ebbi una impressione duplice, quella di un uomo molto cortese ma non facile, non con un carattere semplice. L’impressione mi fu confermata quando la nostra conoscenza si approfondì, quando ebbi occasione di frequentarlo anche a casa sua, alla Garbatella, in cui mi sono recato molte volte. Era un tipo sanguigno don Ennio, a volte sapeva essere spiacevole. Era tutto concentrato nelle sue cose, nei suoi progetti, nei suoi studi, e questo gli ha permesso di produrre tantissimo. A volte gli capitava di essere sbrigativo con le persone e questo non mi ha riguardato solo a me, ma l’ho sentito anche da altri che lo hanno frequentato. Ci si litigava, insomma, ma questo non poteva oscurare il rispetto e la considerazione per uno studioso che tanto ha dato alla Chiesa, non sempre venendone ripagato adeguatamente. Ricordo che mi manifestava la sua amarezza per non essere mai riuscito a diventare canonico di san Pietro, ma rimase sempre come beneficiato del Capitolo, malgrado vari tentativi in quel senso. Mi disse che in Segreteria di Stato c’era chi bloccava sempre quella nomina, malgrado lui avesse senz’altro più meriti di tanti che ricevettero quella posizione ecclesiastica. Malgrado questo lui andava avanti sempre con amore per la Chiesa, combattendo le sue battaglie spirituali e culturali, occupandosi di gnosi, del commissario Calabresi, di Mussolini, di Massoneria, di storia della Chiesa…il campo di azione di don Innocenti fu vastissimo, con decine e decine di volumi e articoli pubblicati. Dovremmo parlare di più di questo in seguito, anche perché la sua produzione editoriale fu intrapresa in un modo del tutto singolare, praticamente quasi tutta a suo carico, potendo contare su un certo numero di sottoscrittori che gli inviavano qualche soldo al ricevimento dei suoi nuovi libri che lui puntualmente spediva. Ma negli ultimi tempi il numero dei sottoscrittori si assottigliò fatalmente e mi chiese se io avessi voluto pubblicare, con la mia piccola realtà editoriale, i suoi lavori. Io ero naturalmente d’accordo e la prima cosa che mi inviò fu un testo sui gesuiti. Purtroppo il testo era veramente troppo breve per essere pubblicato e io gli dissi di integrarlo con altro materiale in modo da avere qualcosa di più consistente. Lui accettò, ma nel frattempo venne la malattia che dopo qualche tempo lo condurrà alla morte. Con questo testo, che contiene una conversazione che avemmo anni fa e che non è mai stata pubblicata, voglio omaggiare una persona che altrimenti rischierebbe di rimanere dimenticata, cosa che certamente egli non merita.