Sarà probabilmente vero quanto affermato da alcuni, e cioè che con l’invecchiamento si acquisisce un maggiore distacco dalle cose. Per questo, specialmente negli ultimi tempi, mi trovo ad osservare fenomeni che sembrano annunciare nell’aria un vento di follia.
Questo non soltanto nella società, dove vediamo che “le libertà” hanno di fatto minato alla sua base “la libertà”, le varie verità di fatto negano la possibilità di una visione oggettiva del mondo. Siamo afflitti da guerre che fanno intravedere esiti spaventosi, a cui si preferisce non pensare troppo. Quella che viene giudicata “la più grande democrazia del mondo” mostra sempre più quella violenza che sembra albergare nel suo animo più profondo.
Quando si dice che questo sarà il mondo che dobbiamo consegnare ai nostri figli, dovremmo provare un brivido di vergogna, perché abbiamo reso la vita invivibile e con i comportamenti dei nostri simili stiamo sempre più tarpando le ali alla speranza.
Se un tempo religione era il rifugio di tanti dalle fatiche della vita, oggi ci sembra che anch’essa mostri un affanno di certo molto preoccupante. Mai come in questi tempi sembra importante ascoltare le parole di Gesù, che in Matteo 24 fa delle profezie terribili che sembra si stiano avverando oggi, sotto i nostri occhi:
“Guardate che nessuno vi inganni; molti verranno nel mio nome, dicendo: Io sono il Cristo, e trarranno molti in inganno. Sentirete poi parlare di guerre e di rumori di guerre. Guardate di non allarmarvi; è necessario che tutto questo avvenga, ma non è ancora la fine. Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno; vi saranno carestie e terremoti in vari luoghi; ma tutto questo è solo l'inizio dei dolori. Allora vi consegneranno ai supplizi e vi uccideranno, e sarete odiati da tutti i popoli a causa del mio nome. Molti ne resteranno scandalizzati, ed essi si tradiranno e odieranno a vicenda. Sorgeranno molti falsi profeti e inganneranno molti; per il dilagare dell'iniquità, l'amore di molti si raffredderà. Ma chi persevererà sino alla fine, sarà salvato”.
È un passaggio terribile che però sembra svolgersi sotto i nostri occhi, non solo per le guerre, ma anche per le correnti scismatiche che agitano la Chiesa, già indebolita da una devastante crisi interna che non sembra dare segni di inversione.
Quella perseveranza che Gesù chiede sembra oggi molto complicata, in un tempo reso ancora più folle dalla possibilità che viene data a tanti frustrati e imbecilli che grazie ai moderni mezzi di comunicazione hanno l’ascolto non di medici pietosi, come dovrebbe essere, ma potenzialmente di un numero enorme di persone. È oramai inutile fare presente che stultus stulta loquitur, la pazzia si è impossessata anche di tante anime innocenti che, orfane della Verità che la Chiesa sembra quasi aver rinunciato ad annunciare, si volgono a tanti falsi profeti per ricevere quello di cui tutti, alla fine, abbiamo bisogno, dare un senso alla vita in cui siamo stati catapultati, geworfen direbbe Martin Heidegger, un senso che il Cristianesimo era capace di dare mentre oggi sembra che si preferisca perdersi appresso ad un mondo che oramai ha voltato le sue spalle alla Verità per inseguire “narrative”.
Non si può nascondere che un senso di spossatezza si impadronisce a volte del nostro animo e rende pigro il nostro slancio spirituale. A molti che hanno uno sguardo religioso sulle cose della vita sembra che oggi si debba vivere come delle monadi irrequiete che cercano quello che sant’Agostino ben preannunciava: Fecisti nos ad Te, et inquietum est cor nostrum, donec requiescat in Te. Quanti, oggi, nel silenzio del loro dolore, si sballottano tra false verità e si accodano a falsi profeti per cercare un senso al male di vivere di cui ci parlava il grande poeta Eugenio Montale.
Ci rimane la Bellezza.
Essa è sempre a nostra disposizione e ci dà sollievo nei troppi momenti di scoramento. E quella Bellezza, per chi crede, ha la sua scaturigine in Dio sommo bene. Quella Bellezza cantata in modo così elevato nelle sue Confessioni da sant’Agostino, che abbiamo già citato:
“Tardi ti ho amato, bellezza così antica e così nuova, tardi ti ho amato. Tu eri dentro di me, e io fuori. E là ti cercavo. Deforme, mi gettavo sulle belle forme delle tue creature. Tu eri con me, ma io non ero con te. Mi tenevano lontano da te quelle creature che non esisterebbero se non esistessero in te. Mi hai chiamato, e il tuo grido ha squarciato la mia sordità. Hai mandato un baleno, e il tuo splendore ha dissipato la mia cecità. Hai effuso il tuo profumo; l'ho aspirato e ora anelo a te. Ti ho gustato, e ora ho fame e sete di te. Mi hai toccato, e ora ardo dal desiderio della tua pace”.
La bellezza di queste parole ci riconcilia con la nostra vita spesso così intricata. Cercare la bellezza non per fare gli esteti, ma per passare dall’estetica all’estatica, per accedere attraverso la via pulchritudinis a quella Bellezza che non conosce tramonto, per poter sovrastare il chiacchiericcio di un mondo che diviene sempre più insopportabile.