In questi tempi di grandi contrasti e sofferenze, l’attenzione dei cittadini viene dirottata dalle istituzioni su un evento che, ciclicamente, assume aspetti peculiari ma sempre molto problematici: le elezioni. Tralascio il fatto che la “Repubblica italiana” non si è dotata nemmeno di una vera legge elettorale, oltre che di una chiara normativa che preveda l’obbligo della consultazione popolare nel momento in cui venisse a mancare una maggioranza di governo (ormai una costante!), ammesso che di vero “governo” (con tutto ciò che implica tale istituzione essenziale) si possa parlare. Invito perciò il lettore a riflettere non tanto su elementi transeunti, quanto sulle radici politiche dei problemi che attanagliano la cittadinanza intera ed in specifico i veri Cattolici.
La Vera Opposizione Cattolica
Questi ultimi anni di vero cataclisma Morale e Sociale, hanno portato alla ribalta l’assenza di un elemento politico tanto nominato quanto realmente misconosciuto: l’Opposizione. Questo termine, in regime demoliberale, configura una parte della cittadinanza, che in modo passivo e indiretto, avendo “votato” un partito o un gruppo di partiti, dovrebbe essere messa in condizione, a mezzo di essi, di esercitare un “controllo” sullo svolgimento dell’attività di Governo della “maggioranza” uscita presumibilmente vincitrice delle “elezioni politiche”. Tale è “l’opposizione” parlamentare in regime liberale democratico e come tale viene percepita dalla popolazione; che, se ancora non dovesse essere soddisfatta, per “opporsi ulteriormente”, può domandare il permesso alle pubbliche autorità di utilizzare la “piazza” allestendo manifestazioni (sovente eterodirette!), con la speranza che attraverso tali eventi si riesca a far pressione politica sugli stessi partiti seduti in parlamento. Sorge spontanea però una domanda: che reale capacità di controllo è concretamente possibile esercitare da parte dei cittadini che si “oppongono” in tal modo? Di fatto le vie “canoniche” previste dall’ordinamento demo-liberale non permettono ai cittadini alcuna possibilità effettiva né di controllo, né di verifica, né di reale partecipazione popolare al governo della res publica, men che meno nel caso italiano. Poiché non vi è nessun vincolo di mandato politico per i parlamentari e non vi è nessuna possibilità di scegliere realmente un politico, delegato direttamente dalla cittadinanza che lo vota, al di fuori delle liste preparate dai partiti, a loro volta preventivamente autorizzati nella loro stessa esistenza dalle istituzioni. Inoltre non vi è nessuna possibilità popolaredi proporre indirizzi politici al parlamento, poiché la “Repubblica” è dotata esclusivamente di referendum abrogativi di leggi esistenti (che tra l’altro non impongono che esse possano esser ridiscusse sotto altra forma), e nel caso di modifiche che vertono la stessa costituzione - documento di già altamente problematico e criticabile in ogni suo punto, sia nella sostanza che per i modi in cui è stato varato (1) - il parlamento, con una maggioranza di 2/3, può operare in totale autonomia, come ha già fatto per l’introduzione del pareggio di bilancio. Anche in questo caso, la cittadinanza non solo non è rappresentata nella sua presunta “volontà”, ma non è nemmeno indirettamente coinvolta, perché i parlamentari che approvano le modifiche possono tranquillamente appartenere a gruppi trasversali della presunta “maggioranza” tanto quanto alla cosiddetta “opposizione”. La situazione concreta, che non è ascrivibile esclusivamente al “sistema Italia” (sebbene decisamentepiù problematico di altri), è di concreta “separazione” tra “classe politica” e volontà attiva dellacittadinanza. Tale separazione effettiva, genera inevitabilmente un sistema di tipo oligarchico elobbystico, dove non sono gli interessi Morali e Materiali della Cittadinanza organicamente intesa(declinati precisamente in questo ordine!) ad essere attuati, bensì quelli dettati da coloro che “governano”. Il motivo principale di questa sperequazione, risiede intrinsecamente nel tipo di Sistema Politico. Avendo legato il Governo alla “Maggioranza”, tale legame genera caos endemico, cioè, non relativo a qualche problematica di tipo giuridico o pratico, ma costitutivo del sistema demo-liberale in sé. Giacché quanto perora una “maggioranza” parlamentare non corrisponde a quel che perora la “minoranza”, elevando a Sistema la divisione del corpo politico-sociale nazionale, nel quale è contemplato esclusivamente il suddito atomizzato e slegato dagli interessi della collettività, che resta concretamente alla mercé del potere delle lobby, che di fatto gestiscono interamente la politica. Tale è la modalità del processo politico che vede la cittadinanza coinvolta nelle rappresentazioni elettorali, alla quale viene dato ad intendere di poter così sperare che in seguito ad esse, chissà quando, non si capisce concretamente come né da chi, le proprie istanze possano essere portate “in parlamento” e forse discusse! Per tale motivo, in questi anni di disastro politico, sociale, economico e sanitario, non si è potuta formare nessuna vera “opposizione” alla deriva tirannica in atto. Perché la cittadinanza non conosce il significato del termine, né le modalità summenzionate. La “opposizione” che è formalmente consentita nel sistema demo-liberale, non può generare nessuncambiamento, perché la cittadinanza non è tutelata da alcuna rappresentanza Gerarchica, Integrale, Sostanziale, Nazionale e Popolare; la Nazione non è più formata, rappresentata e tutelata dallo Stato, poiché l’abolizione dello Stato Nazionale data 1945 e non inizia affatto con la nascitadell’Unione Europea, che rappresenta solo l’esito intermedio per arrivare a quello finale dell’abolizione totale delle Identità nazionali e popolari (2).
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